Testo dell'intervento di Luca Novelli al Convegno Universitario Internazionale Tradurre i saperi. Forlì.Dipartimento Studi Interdisciplinari su Traduzione Lingue e culture. SITLEC-Forlì. 27- 28 novembre 2008.

Se Archimede parla in cinese e Galileo in arabo
(ovvero: libri nati per essere tradotti)
di Luca Novelli

Intervento al Convegno Universitario Internazionale Tradurre i saperi. Forlì. Dipartimento Studi Interdisciplinari su Traduzione Lingue e culture. SITLEC-Forlì. 27- 28 novembre 2008.

Sommario
1. Divulgazione e traduzione negli intenti e nell'opera dell'Autore. Un percorso multi disciplinare  e una esperienza concreta maturata nel corso di quasi tre decenni di attività editoriale.
2. La divulgazione: definizioni provvisorie e vantaggi di questa azione positiva. 3. Tre esempi di divulgazione "alta": Galileo, Keplero e Darwin. 4. Un parallelo tra le parole "divulgazione" e "illustrazione".
5. Una sintesi del percorso di Luca Novelli: dal Primo libro sui computer (Mondadori in Italia e Nathan in Francia, 1983) alla collana Lampi di genio, "autobiografie di grandi scienziati", alla serie televisiva in Tv (Rai Educational 2008), fino al progetto Charles Darwin/Second Voyage around the world (2005-2009, Rizzoli, Random House).
Visita guidata al suo sito: http://www.lucanovelli.eu -

1. La divulgazione come azione positiva e piacevolmente sovversiva

Vivo uno curioso paradosso: come molti italiani NON ho un buon rapporto con le lingue straniere. Eppure  ho la singolare gratificazione di vedere i miei libri tradotti in un numero sorprendente di paesi, Germania, Spagna, Portogallo, Cina, Ucraina, Corea, Albania, Grecia, Serbia, Turchia, Croazia, Giappone, Francia e così via. Persino nei paesi arabi. Lavoro, progetto e scrivo ormai da anni per un pubblico senza confini. La ragione forse è che sempre più consapevolmente, faccio divulgazione scientifica. E la buona divulgazione è tradotta volentieri.
Viene tradotta più facilmente perchè il pensiero scientifico è comune in tutto il mondo, perchè la Teoria della Relatività o La Legge di Archimede sono uguali per un ragazzino coreano, cinese o norvegese.  Il pensiero scientifico supera le barriere linguistiche, di religione e di cultura. È un territorio sovra- nazionale unito dalla divulgazione e dalle traduzioni.
Nella storia ci sono esempi eclatanti di questa extraterritorialità del pensiero scientifico e della sua vocazione alla traduzione. Se personaggi come Archimede, Pitagora, Ippocrate e Aristotele sono arrivati fino a noi è grazie al fatto che furono tradotti in arabo quando gli arabi erano al massimo della loro espansione culturale. In arabo Archimede e i suoi coetanei hanno superato l'oscurità del medioevo e dall'arabo sono stati tradotti  in Europa a cominciare dal XIII secolo.  Così se si guarda attraverso la lente delle scienze si scopre a che Europei ed Arabi hanno più radici in comune di quanto si suppone oggi.
Educare alla scienza con la divulgazione e diffonderla con la traduzione vuol dire educare a un linguaggio comune, alla volontà di risolvere i problemi, al dialogo e alla convivenza pacifica.

2. Definizioni imbarazzanti e no
All'inizio per me era una curiosa vocazione. "Mi piaceva", usando una frase del Premio Nobel Salvador Luria, "quando vedevo modelli esplicativi prender forma , o risposte a incastro combinarsi in quadro semplice e soddisfacente".  Mi piaceva tirar fuori la semplicità dalla complessità, magari scherzando, giocando con segni e disegni miei e di altri.
Le definizioni di "divulgazione" (per esempio quelle dei dizionari della lingua italiana come il Devoto-Oli) non mi piacevano. Le ritenevo limitate e limitanti.
"Divulgazione è "rendere accessibile a tutti una informazione -magari scientifica, per mezzo di una esposizione non eccessivamente tecnica".
Oppure "Rendere noto un fatto a tutti, magari abusivamente". Nello stesso vocabolario si trova anche l'equivalenza:
"Opera di divulgazione= opera di scarsa originalità e di scarso valore scientifico".
Ora trovo il lato positivo persino di queste due ultime definizioni, che contengono l'idea che nella divulgazione ci sia un intento vagamente sovversivo (diffusione segreti) e fastidioso per  chi detiene il potere, magari accademico (idee e percorsi non ortodossi).
Bene, in fondo anche questa idea di divulgazione non mi dispiace. Viva la divulgazione!
Naturalmente condivido le definizioni scritte dai divulgatori che piacciono ai divulgatori: "Divulgatore" = "Espositore facile e brillante". Olè! E mi piace soprattutto la bella definizione di "divulgatore" data da Laura Conti (scrittrice ambientalista italiana  scomparsa nel 1993): "il divulgatore è colui che ripercorre la via dello scienziato, ne condivide  entusiasmo e piacere della scoperta, e cerca di trasmetterlo al lettore".
In questa definizione c'è la filosofia che ha guidato il mio lavoro negli ultimi dieci anni. È la formula dalla quale è nata la serie Lampi di genio, dove grandi scienziati raccontano in prima persona e in modo molto amicale la loro vita, le loro avventure e le loro scoperte. E il teorema che ha sostenuto il Progetto Charles Darwin/Second Voyage around the world, dove Darwin in persona ripete il suo viaggio attorno al mondo, confrontando passato e presente, in nome della Scienza e della difesa dell'ambiente.

3. Vari livelli di divulgazione
In tutte le definizioni sopradette, anche le più belle e positive, sembra che divulgazione e scienza siano cose distinte. C'è chi fa lo scienziato e chi fa il divulgatore.
Invece la scienza nasce per essere divulgata. Non credo ci sia un vero confine tra ricerca e divulgazione.  La ricerca cresce sulle cose che si sanno, che sono già state diffuse.
Inoltre la maggior parte dei grandi scienziati sono stati grandi divulgatori.
Galileo scrisse in italiano volgare (leggibile tuttora con piacere) il suo Dialogo sui massimi sistemi. Usò ironia, satira e le tecniche della commedia. Prese persino in giro -nei panni di Simplicius- il Papa Urbano VIII. Keplero per diffondere le idee di Copernico -e le sue- scrisse il primo romanzo di fantascienza della storia, dove mandò il suo personaggio sulla Luna a dissertare su quello che accade tra cielo e Terra. Darwin diffuse le sue idee già nel suo Viaggio di un naturalista attorno al mondo  (the Voyage of the Beagle, 1839). Era un libro di viaggio, dedicato più alle signore che agli addetti ai lavori, ma conteneva -vent'anni prima di L'origine delle specie- molte delle idee dell'Evoluzione per Selezione Naturale. 
Insomma molti grandi scienziati hanno fatto della divulgazione quello che dovrebbe essere: una festa della ragione e dell'intelligenza.
Chi fa il divulgatore senza essere scienziato ha il compito più modesto ma tutt'altro che trascurabile: crea l'ambiente dove crescerà la Ricerca. Nei paesi dove la divulgazione è più vivace, più vivace è l'innovazione e maggiore è la competitività sui mercati internazionali. 

4. Intermezzo "illustrato"
Trovo molto affine al verbo "divulgare" il verbo "illustrare". Anche verso questo verbo e l'azione che sottende  c'è una certa condiscendenza e sottovalutazione.
Illustratore è definito come "fornitore di notizie utili all'adeguata comprensione di un fatto storico o artistico".  Oppure: "persona addetta a eseguire o raccogliere sulla pagina figure occorrenti illustrare un libro". L'autore di queste definizioni (e il vocabolario dal quale sono tratte) dimentica che gran parte della storia antica e recente  dell'uomo ci è arrivata grazie agli "illustratori" che hanno pittato le  pareti delle caverne e affrescato le pareti di chiese e palazzi. Lo stesso vocabolario ricorda l'origine del vocabolo "illustrare", che sta per "dar lustro" e "dar luce", ma omette il fatto che questa straordinaria e nobile capacità era propria dei più grandi artisti rinascimentali".
Una  raffinata evoluzione dell'illustrazione -come mezzo di divulgazione- è costituita dal cartone animato. Quando è realizzato da persone competenti -non solo di scienza- è uno strumento straordinario. Il Walt Disney  diceva che "con un cartone animato si può spiegare qualsiasi cosa". Indico come esempio notevole del cinema d'animazione la puntata sul DNA della serie Esplorando il corpo umano creato  da Albert Barillé. DNA, RNA messaggero, Ribosomi e quant'altro si muovono come in un ballo dove centinaia di elementi eseguono movimenti perfettamente coordinati. In pochi secondi si può capire quello che risulta difficile leggere in molte pagine scritte.

5. Un percorso tra divulgazione e traduzione
Devo ammettere che ho cominciato a scrivere e disegnare libri di scienza per ragazzi per istinto e incoscienza. Negli Anni settanta c'erano pochi autori al mondo che avevano imboccato la strada della divulgazione divertente. In Italia non c'erano corsi di giornalismo scientifico, tanto meno master di divulgazione scientifica.
Pubblicavo i miei cartoon satirici su giornali e riviste.  Mi piacevano i disegnatori francesi, compravo Charlie Hebdo e Hara Kiri. Leggevo molta fantascienza, soprattutto quella sociologica e ambientalista.
Mi accorsi che non trovavo libri di scienze che mi piacevano, o che mi sarebbero piaciuti da ragazzino. Così cominciai a farli io.
Le motivazioni etiche, il senso di responsabilità sociale, ovvero la consapevolezza che la divulgazione è utile ai singoli e alla comunità, è venuta molto dopo, lavorando. Oggi sono convinto che l'educazione scientifica e ambientale (con al centro la divulgazione) sia l'unico modo di salvare il nostro mondo da un futuro disastroso.
Credo che l'unico modo di farvi avere una panoramica ragionevole del mio lavoro e del mio percorso sia quello di invitarvi a visitare su internet le pagine del mio sito (http://www.lucanovelli.eu).
La maggior parte dei volumi attualmente in catalogo in Italia sono visualizzate nella pagina Popular science books. Qui appaiono le tre copertine della saga In Viaggio con Darwin, la serie Lampi di genio e le "novelle scientifiche" della Banda del DNA .
Tutte queste serie sono state pensate per la traduzione e al mercato estero. Entrando nelle pagine collegate si può scoprire come nato il progetto Darwin2  e i tre libri che raccontano il remake del Viaggio di Darwin (2005-2008) realizzato in previsione del bicentenario della sua nascita, DarwinDay 2009.
Si può anche vedere e leggere (Leonardo) come nasce un volume della serie Lampi di Genio. All'origine c'è sempre  una inedita e personale ricerca bibliografica e iconografica, segue un  lavoro di scrittura, disegno e impaginazione che rispetta le regole di questo format.
Nelle pagine collegate sono elencate le edizioni estere di questi e dei precedenti lavori. Le più notevoli sono quelle dedicate alla storica serie Il mio primo sui computer (Mondadori, 1983), tradotto in 16 lingue.
Guardando il passato si vede nello stile della comunicazione una specie di evoluzione per selezione naturale. Si vedono  tentativi di divulgazione divertente, interessanti ma non proseguiti, come la saga del clone di Albert Einstein. Si incontrano i volumi realizzati per musei e istituzioni  scientifiche, libri oggetto per i più piccoli e la serie di volumetti per wwf, pensati per la campagna di educazione ambientale Sostieni il sostenibile. Ma la serie più longeva, tuttora in crescita è quella dei Lampi di genio. Il suo format è il più funzionale ed è diventata anche una miniserie televisiva. Sarà infine anche la serie più tradotta.
Ma in tutti i lavori -anche nelle pagine di humour, illustrazione e design, appartenenti alle prime produzioni- si può notare la vocazione al mercato estero e alla traduzione.  

Conclusioni
Come ho detto per "fare" divulgazione ho usato di tutto: cartoon e cinema d'animazione,  narrativa e tecniche del romanzo, umorismo e persino il teatro e la musica. Ho firmato sempre i miei lavori, e ho spesso lavorato con colleghi e collaboratori. Sono stato anche autore televisivo, giornalista, direttore di giornali, art director, graphic designer, docente in master di information tecnology, viaggiatore... e altre cose ancora. Sono a mio modo uno studioso della comunicazione e sicuramente uno sperimentatore di nuovi linguaggi. Ma se devo essere definito con una sola parola esigo che  si usi la più semplice: "scrittore". In effetti da più di vent'anni vivo e lavoro da scrittore e sono tradotto in più di 20 lingue.
Se poi si vuol aggiungere " divulgatore", okey, grazie. Lo considero un complimento.
Comunque se oggi il mio lavoro ha senso, se è cresciuto in spessore, diffusione e consenso è grazie a chi mi ha tradotto nel mondo.  Con alcuni dei miei traduttori  ho un rapporto amichevole e diretto, di interscambio e collaborazione, favorito oggi dalla posta via e-mail. La maggior parte non li conosco personalmente. A tutti loro va la mia stima, il mio affetto e i miei auguri di buon lavoro.
****

Intervento al Convegno Universitario Internazionale Tradurre i saperi. Forlì. Dipartimento Studi Interdisciplinari su Traduzione Lingue e culture. SITLEC-Forlì. 27- 28 novembre 2008.

Home